I quattro significati della Gioconda
“Le scritture si possono intendere e deonsi espònere massimamente per quattro sensi. L’uno si chiama litterale (…). L’altro si chiama allegorico (…). Lo terzo senso si chiama morale (…). Lo quarto senso si chiama anagogico (…)”.
Dante, Convivio, Trattato secondo, I Capitolo.
“Nel 1800 la Gioconda fu collocata alle Tuileries nella camera da letto del generale Bonaparte. Era tale la notorietà dell’opera che il nuovo padrone della Francia desiderava vederla, forse interrogarla: egli conosceva l’arte di leggere nelle fisionomie e si proponeva senza dubbio di decrittare anche quella, quantunque la fama del quadro non fosse allora dovuto al viso femminile e al misterioso sorriso ma piuttosto allastraordinaria perfezione tecnica, a quel delizioso sfumato di cui Prud’hon, per esempio si sforzava di ritrovare il fascino1”.
Con questa sottile intuizione di psicologia napoleonica, André Chastel, sommo critico e storico dell’arte, data in certo modo il tempestoso inizio della questione intornoall’enigma della Gioconda.
Una questione non piccola se non la si vuol ridurre alla dimensione ridicola del chiedersi, per esempio, se Monna Lisa sia un maschio o una femmina, l’autoritratto delpiù famoso precursore degli aspiranti transessuali, e simili desolanti interrogativi; ma
cercando di rendere onore al genio indiscusso di Leonardo si tenti di scoprire in chemodo e perché quel dipinto gli fu così caro tanto da ritoccarlo fino alla fine dei suoigiorni e che cosa gli trasfuse della propria anima.
Se fu detto che nell’Amleto, Shakespeare, riversò tutto se stesso, ciò non può esseremeno vero per Leonardo e la sua Monna Lisa. La differenza – non piccola neanche
questa – è che, malgrado gli occhi della Gioconda ci guardino e la sua bocca sorrida,tanto da parere parlanti, in realtà, come ognuno sa, la Gioconda non parla, non declama, non scalpita, non impreca, insomma non fa nulla che l’accomuni esteriormente al suo collega Amleto: rimane muta come il più comune dei dipinti del più dozzinale dei pittori. Eppure dovremo forzarla a fare un po’ di tutte queste cose insieme affinché ci consegni alla fine la sua vicenda.
Anche per noi, come per il generale Bonaparte, l’interesse vero della Gioconda non sta dunque tanto nella sua perfezione tecnica quanto nel suo misterioso sorriso, nel paesaggio che le fa da sfondo, nella sua regale postura e per finire, semplicemente, nella sua identità. Tanti interrogativi che si riassumono in uno solo: che significato ha la Gioconda?
L'opera sarà presto disponibile nelle migliori librerie
Dante, Convivio, Trattato secondo, I Capitolo.
“Nel 1800 la Gioconda fu collocata alle Tuileries nella camera da letto del generale Bonaparte. Era tale la notorietà dell’opera che il nuovo padrone della Francia desiderava vederla, forse interrogarla: egli conosceva l’arte di leggere nelle fisionomie e si proponeva senza dubbio di decrittare anche quella, quantunque la fama del quadro non fosse allora dovuto al viso femminile e al misterioso sorriso ma piuttosto allastraordinaria perfezione tecnica, a quel delizioso sfumato di cui Prud’hon, per esempio si sforzava di ritrovare il fascino1”.
Con questa sottile intuizione di psicologia napoleonica, André Chastel, sommo critico e storico dell’arte, data in certo modo il tempestoso inizio della questione intornoall’enigma della Gioconda.
Una questione non piccola se non la si vuol ridurre alla dimensione ridicola del chiedersi, per esempio, se Monna Lisa sia un maschio o una femmina, l’autoritratto delpiù famoso precursore degli aspiranti transessuali, e simili desolanti interrogativi; ma
cercando di rendere onore al genio indiscusso di Leonardo si tenti di scoprire in chemodo e perché quel dipinto gli fu così caro tanto da ritoccarlo fino alla fine dei suoigiorni e che cosa gli trasfuse della propria anima.
Se fu detto che nell’Amleto, Shakespeare, riversò tutto se stesso, ciò non può esseremeno vero per Leonardo e la sua Monna Lisa. La differenza – non piccola neanche
questa – è che, malgrado gli occhi della Gioconda ci guardino e la sua bocca sorrida,tanto da parere parlanti, in realtà, come ognuno sa, la Gioconda non parla, non declama, non scalpita, non impreca, insomma non fa nulla che l’accomuni esteriormente al suo collega Amleto: rimane muta come il più comune dei dipinti del più dozzinale dei pittori. Eppure dovremo forzarla a fare un po’ di tutte queste cose insieme affinché ci consegni alla fine la sua vicenda.
Anche per noi, come per il generale Bonaparte, l’interesse vero della Gioconda non sta dunque tanto nella sua perfezione tecnica quanto nel suo misterioso sorriso, nel paesaggio che le fa da sfondo, nella sua regale postura e per finire, semplicemente, nella sua identità. Tanti interrogativi che si riassumono in uno solo: che significato ha la Gioconda?
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